Guerra in Giudea
Israele libera di difendersi come meglio crede

Vi sono più di duecentomila morti in Siria in tre anni di guerra civile, dove somo stati impiegati i gas e rase al suolo intere città. Non sappiamo quanti morti ci siano in Iraq dopo l’offensiva delle forze del califfato. In Libia ci stiamo preparando ad un massacro di cui l’occidente avrà qualche colpa avendo ritenuto di poter deporre a cuor leggero Gheddafi. Nel caso il medio oriente ci apparisse terra remota, vi è una guerra in Ucraina di cui conosciamo di certo solo il bilancio delle vittime dell’aereo di linea malese abbattuto. Non vedremo nessuna autorità internazionale chiedere con la sufficiente risolutezza alle parti in causa di questi conflitti il cessate il fuoco. L’Onu quando cercò di appurare chi avesse usato il gas negli scontri alla periferia di Damasco, un anno fa, si trovò i suoi inviati presi a fucilate. Agli uomini del califfato di Mosul è impossibile avvicinarsi. Ed Obama e Putin non riescono a tenere un filo comune, capace di impedire l’escalation in Ucraina. In compenso le attenzioni si possono concentrare sul conflitto a Gaza. 1000 morti palestinesi e 36 israeliani, e tutti possono chiedere il cessate il fuoco, dall’Onu all’America anche con una certa perentorietà. Tanto il fuoco lo cessa Israele, Hamas non ci ha mai pensato. Hamas bombarda Israele dal 2005, dal giorno in cui Sharon si è ritirato dai territori e la bombarda perché ritiene sia giusto farlo. Non si arriva ad una tregua fra Hamas ed Israele, non perché Israele è una forza di invasione votata allo sterminio dei poveri abitanti di Gaza, ma perché i poveri abitanti di Gaza si sono fatti rappresentare da un’organizzazione che non riconosce l’esistenza di Israele. Anche Fatah, nel suo statuto, si era ripromessa la distruzione dello Stato ebraico, ma dopo trent’anni di guerra guerreggiata era rifluita sull’idea della trattativa e dell’accordo. Appena Fatah si è piegata ecco che a Gaza il popolo ha scelto di farsi rappresentare da Hamas che Israele la vuole distrutta e non gli interessano i trent’anni di sconfitte sul campo subite e le vittime che si sono prodotte. Un governo responsabile protegge i suoi civili, Hamas li usa per difendere i suoi arsenali. Tanto che gli israeliani hanno invitato la popolazione a lasciare la città e i miliziani islamici lo hanno impedito. Poi ti indigni se muoino i bambini. La propaganda è come un missile che centra il bersaglio ed Hamas si è presto specializzata anche perché l’unica guerra che i media possono raccontare è quella che conduce Israele. Provate a mandare i giornalisti della Rai ad Aleppo. Un giornalista della Stampa lo ha fatto, è stato sei mesi in prigionia ed è un miracolo se è tornato vivo. In questa dolorosa vicenda lo diciamo a chiare lettere a noi preme la sicurezza di Israele, perchè le autorità di Gaza e la loro condotta scriteriata e fanatica sono responsabili di quanto sta accadendo. Se Israele ritiene politicamente conveniente di fermarsi nel suo attacco, siamo con lei. Se intende protrarlo, lo siamo altrettanto. Con tutto il rispetto per la presidenza Obama ed il segretario Kerry, dicano ad Assad e a Putin come si devono comportare sul piano diplomatico militare. Se l'America non è in grado di dirlo alla Siria ed alla Russia – non osiamo pensare a quello che accadrà ora in Libia – l’America abbia il pudore di tacere su quanto succede in Giudea.

Roma, 28 luglio 2014